giovedì 2 febbraio 2012

Napisan

LAVORO-CHIARA: nel post sul circo di Moira non ho inserito di proposito un elemento, a cui voglio dedicare un post apposito - e capirete perche' - : si tratta del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
L'occasione per vederlo e' arrivata con l'avvio delle celebrazioni per il 150mo anniversario dell'Unita' d'Italia. Lavoravo nel quotidiano on line Citta' di Genova, e mi era stato affidato - con mio grande piacere - il compito di seguirlo, in tandem con la ragazza che stava facendo lo stage con noi.
Arrivo a Brignole di primo mattino, e per una volta la sveglia all'alba non mi pesa. Puntata in Prefettura per prendere il pass (ancora gelosamente conservato appeso al muro di camera mia), appena in tempo per vedere il Capo dello Stato che esce dal palazzo in direzione Quarto dei Mille, prima tappa della giornata. Cielo plumbeo, nonostante fosse maggio, ma tanta carica e curiosita'.
Autobus, arrivo alla Stazione Marittima con un filo di emozione, dritta all'obiettivo: alla consegna del badge, l'impiegata mi dice che avrebbero potuto esserci difficolta' nel salire sulla Garibaldi per motivi di sicurezza. Ma per me, l'opzione "essere rimbalzata" non era minimamente contemplata.
Il profilo grigio dell'imponente portaerei si staglia in fondo a questo paesaggio da fine del mondo. Arrivo! All'ingresso dell'edificio ci accolgono imponenti sciami di militari e forze dell'ordine (e non vediamo gli agenti in borghese, immagino che raddoppino la posta); facciamo squadra con i giornalisti delle altre testate, chiediamo di essere condotti a destinazione. Alla fine, il ventilato rischio di rimanere con i piedi a terra viene risolto dopo qualche rimostranza, e ci dirigiamo verso la nave.
Al suo interno, un colpo d'occhio maestoso: Napolitano scende da una piattaforma in corrispondenza della poppa per raggiungere il pulpito a prua, attraversando una navata pullulante di studenti, bande, componenti della Marina, potenti nazionali e locali, amici dei potenti, ministri, porporati, uniti in una momentanea comunione d'intenti (alcuni, ci giurerei, con i coltelli in tasca).
Conquisto, bruciando tanti colleghi, un'ottima postazione nella zona riservata alla stampa, da cui posso fotografare senza bisticciare con lo zoom asfittico della mia macchina (a volte le redazioni dovrebbero dotare di strumenti un po' piu' evoluti i propri inviati...). Ci siamo. Fra una telecamera e l'altra arriva il momento ufficiale. Il grande vecchio sale in cattedra, ammalia con la sua autorita', senza dire - ad esser sinceri - nulla di eccezionale, o di diverso da quanto ci si sarebbe potuti aspettare.
Faccio il mio compito: immortalo, racconto, scatto la mia immagine di un momento quasi solenne.
E' una bella sensazione rendere partecipi le persone di un avvenimento come questo. Ti senti quasi un eletto.

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