martedì 21 dicembre 2010

Arsenalotti

SPEZIA: tornata da qualche giorno, tutto scorre tranquillo. Milano è sotto la neve e io sotto le luminarie e la pioggia, ma - clima (i) a parte - oggi mi sono "scontrata" ancora una volta con quella mentalità che tanto detesto, che mi irrita e che a volte mi fa vergognare di essere nata qui. "Arsenalotti"! Voi che leggete da fuori non potete capire: l'Arsenale, partorito da una pensata di Cavour, realizzato da Domenico Chiodo e già concepito dalla mente del grande Napoleone, è la croce ed è stato la delizia di questa città, a cui ha scippato una consistente fetta del territorio, dandole in cambio un latte nutriente e soporifero come una mamma padrona, capace di uccidere iniziativa e voglia di fare (e non entro in polemica con il trasferimento di gran parte delle attività in quel di Taranto, altrimenti facciamo notte). Quando dico che mi vien voglia di partire e andarmene via, principalmente lo faccio in estremo antagonismo a ciò che ha generato a livello mentale. Timbri il cartellino, fai il tuo con calma e pacatezza - ma occhio a non faticar troppo - devi uscire alle 12.30 e alle 12.25 hai già chiuso bottega, e se c'è qualche collega compiacente che marca presenza per te...beh, grazie e viva il giorno libero regalato. Questo way of life esce, però, dalle mura e ammorba molti - decisamente troppi - miei concittadini. Oggi ne ho avuto l'ennesima dimostrazione, grazie ad un commerciante talmente stronzo da rovinare il piacere di comprare uno dei pochi regali che farò, vista la dieta forzata del mio conto in banca. Entro nella sua cartoleria vicina a Piazza del Mercato alle 12.35-12.40, pensando che faccia orario continuato. Mi accoglie con un grugno, chiedo ciò che mi serve e mi indica pigramente lo scaffale, porgendomi due articoli in seconda battuta. Domando se ha un'altra cosa da aggiungere. Brutto idiota, ti sto comprando delle cose, non mi stai facendo un favore. Anche a questo giro gli serve il bis, forse è troppo duro di comprendonio, e si degna di sibilare un monosillabo. Già mi girano e medito di andarmene...e francamente non so perché non l'ho fatto. E quando un'altra donna entra nel negozio, la rimbalza scocciato e inizia la litania: "E qui la gente si crede che lavoro tutto il giorno. E non si riesce ad andare a mangiare ad un'ora decente (forse è ricoverato al Mazzini - ospizio comunale, nda - e se salta il mezzodì, non gli lasciano la minestra e il formaggino). E non si penseranno mica che io faccio l'orario continuato. E cosa me ne frega se comprano e se è Natale, tanto io vendo tutto l'anno." Perfettamente inutile ricordargli che a quell'ora forse hanno fame solo i bimbi dell'asilo e gli ultraottantenni e che se lascia la porta aperta, i potenziali clienti possono pensare che sia disponibile, come è successo a me. Ma il capolavoro arriva alla richiesta di avere un pacchetto regalo: protesta come un metalmeccanico incazzato per il mancato rinnovo del contratto, e quando la mia pazienza arriva al limite massimo, gli dico di lasciarmi le buste che me lo sistemo da me. E lui, che in un barlume di coscienza stava sistemando la confezione che fa? La molla lì a metà strada e mi dà il sacchetto con il regalo mezzo fuori e mezzo dentro. Ma ti venisse un agro! A te e tutti quelli che si comportano come te! Altro che cultura dell'accoglienza, del business: qui siamo al terzo mondo! Poi, salgo sull'autobus per tornare a casa, apro il mio libro in spagnolo che sto leggendo, e mi guardano tutti come fossi un'aliena volata da Marte sul mezzo arancione. E allora mi sento direttamente nel quarto, di mondo. Insomma, va bene il mare, le Cinque Terre e Portovenere, gli amici, la famiglia, parte del mio mondo, ma non posso farmi mortificare così da questa mentalità troglodita. Ovviamente, dal nostro cartolaio, non metterò più piede. E continuerò - per la cronaca - a leggere romanzi in lingua sul bus: se mi guardate strano, al prossimo giro mi metto a testa in giù, così il motivo per farlo stavolta almeno c'è.

2 commenti:

  1. Eh cara Chiara... Come tu sai vivo a La Spezia dal 2005... Quando lavoravo a Milano e ho raccontato ad un'amica, nata e cresciuta a La Spezia ed ora trapiantata a Milano, mi disse:"conoscerai una categoria speciale di abitanti, gli Arsenalotti.."
    All'inizio non capii e neppure conoscevo quel termine.... Ora li conosco e garantisco che esistono e sono anche sui luoghi di lavoro....

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  2. Menomale che ci sono ancora persone come te che riescono a portare linfa nuova alla città! un abbraccio :*

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