sabato 25 febbraio 2012

Che spettacolo!

LAVORO: a volte mi sento una privilegiata, perche' per qualche decina di minuti ho solo per me, a tu per tu, dei personaggi di sport, musica e spettacolo che mi hanno incuriosita e che mi riescono a trasmettere qualcosa nel profondo.
Ve ne ho gia' parlato, ma ci torno sopra: perche' la lista si evolve e, fortunatamente, i comici doppiatori che pensano di avercelo d'oro et diamantato, quando gente come Walter Chiari riescono a vederla solo in dvd, sono solo la minoranza.
Ho sempre fatto recensioni, presentazioni, interviste in ambito culturale: anzi, il primissimo mio articolo che e' stato pubblicato secoli orsono, parlava di una mostra del fotografo Dario Lanzardo; lo avevo realizzato per una piccola rivista di Levanto di cui era direttore responsabile il mio amico Gabriele, che mi aveva dato questa chance, visto che scalpitavo dalla voglia di mettermi alla prova come semi-giornalista.
Ricordo ancora la sua mail che mi annunciava la pubblicazione: l'oggetto era "Ciao redattrice" e io mi sono riempita di gioia.
Ma torniamo al dunque. Fra gli altri, pochi giorni fa, - e questa volta faccio nome e cognome, anzi, nome d'arte - ho intervistato Caparezza per il giornale, che purtroppo non vedro' perche' riesce a venire a Spezia proprio nella sera in cui festeggio il mio compleanno...
Mezz'ora di telefonata che ricordero' sempre con grande piacere: l'ho sempre apprezzato, ma diciamo che non ho preso la cornetta in mano come se stessi parlando con Madonna, Bono Vox, Larry Mullen, Adam Clayton, The Edge o Kobe Bryant, le uniche persone al mondo che potrebbero farmi venire un attacco di extrasistole in ambito non solo giornalistico.
Dopo una domanda e un minuto esatto, cercando comunque di mantenere la mia professionalita', mi sembrava di parlare con un mio amico di lunga data, e va bene che io sono una persona aperta, ma non capita tutti i giorni! Alla fine, abbiamo ripercorso - domani potrete leggere il tutto sulla Nazione, o al piu' tardi nei primi giorni della prossima settimana - insieme il suo viaggio artistico e personale, fra serieta', entusiasmo, un po' di follia, tanta umilta' e mestiere. Cosa mi ha insegnato? Che si puo' cambiare, che non bisogna crescere mai fino in fondo, che il proprio io e il proprio talento vanno coltivati come un giardino di rose, da curare e innaffiare giorno per giorno. Poi, magari non saranno fiori perfetti come quelli cresciuti di una serra, ma l'importante e' che siano davvero i nostri.
Grazie Michele!

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