lunedì 27 febbraio 2012

J'accuse!

LAVORO-ITALIA: tranquilli, non mi sono montata la testa, so che io mi chiamo Tenca e non Zola, ma le notizie di questi giorni sono tali da far diventare un aspide anche una suora carmelitana, e il loro effetto e' aggravato dal fatto che non sono perfettamente in forma e sotto punture per far placare i dolori. Quindi, preparatevi a leggere un post acido.
Dopo la scoperta dell'acqua calda, cioe' che abbiamo gli stipendi fra i piu' bassi d'Europa - anche se ora si sono messi a questionare sul fatto che le buste paga sarebbero impostate in maniera diversa, e il risultato e' che guardando il netto la situazione peggiora - l'effetto benefico del mare del Golfo in un giorno di primavera anticipata si e' dissolto ieri sera di fronte alla puntata di Presa Diretta "Cultura a fondo".
Poche ore prima il fondo che guardavo era quello sotto le acque cristalline, di fronte ad una gremita e festante calata; poi e' diventato il sinonimo di un baratro crudele.
Se eravate davanti al piccolo schermo sapete di cosa sto parlando. Se invece eravate altrove, vi invito a darci un'occhiata: http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-f2be1f06-4a10-4ec3-8d5c-537cdf8752d0.html?homepage.
(Tralascio sulla solita professionalita' di Iacona e della sua squadra di giornalisti, che non hanno certo bisogno dei miei complimenti.)
Siamo il paese piu' ricco di storia e opere d'arte, abbiamo dato grandi attori e registi sopraffini a cinema e teatro, possediamo archivi con i cui fondi si potrebbe fare il giro del pianeta  e...stiamo mandando tutto in malora! Anzi, no, mi correggo: persone incapaci, lobbiste, prive di qualsiasi lungimiranza stanno mandando tutto in malora!
Musei che impallidiscono di fronte a quelli esteri, concepiti secondo logiche antiquate, qui da noi, noi che dovremmo essere il faro del mondo.
L'umiliazione di dover aspettare che un illuminato imprenditore giapponese finanziasse il restauro di Santa Croce, la chiesa in cui riposano i grandi della nostra Patria e non una cappelletta dispersa fra i monti, quando nell'Opificio delle Pietre Dure - davanti al quale passavo quasi ogni giorno per andare in facolta' favoleggiando nella mia testa sulla magia e sulla sapienza di quelle mani che vi operavano dentro -, mandano in pensione professionisti che hanno insegnato a tanti il lavoro, senza pero' sostituirli.
Archivi con firme autografe di Michelangelo, del Caravaggio che cadono in pezzi.
Volontari che salvano dall'acqua faldoni vecchi secoli con lo scottex "perche' la carta assorbente adatta per questi lavori costa troppo".
Brera che non ha spazi per esporre i preziosi fondi e trema quando piove per paura che le precipitazioni s'infiltrino dai lucernai in attesa di manutenzione.
E potremmo andare avanti, con i loro esempi e quelli che conosciamo per esperienza diretta.
Poi, stridente e doloroso, arriva sgradevole come unghie passate sull'ardesia l'esempio francese: a poche centinaia di chilometri dai progetti abortiti e dall'arte mortificata, s'investe sulla cultura, che - magia - non e' una voce in rosso, ma crea occupazione, diverte, svaga, e raffina le menti.
Non me lo togliera' di testa nessuno, e' una delle mie convinzioni piu' radicate: nella terra dei cachi cio' non va bene, perche' non si vogliono cittadini pensanti, ma pecoroni da condizionare.
Ammorbiamo le menti con le mariedefilippi, col calcio, con l'ultimo modello dell'Iphone. Perche', volete mettere: meglio sapere chi sceglie il tronista, crocifiggere il guardalinee e sfracellarsi i maroni sull'ultima imperdibile "app" che capire come gira l'economia, che stanno tagliando i fondi alla sanita' o che il trasporto pubblico si impoverisce di giorno in giorno.
Al massimo sentiremo un coro di belati, ma non di voci.
E allora, via, gettiamo via tutto, buttiamolo nel cesso e chi se ne frega se la cultura e' un settore che (non si sa come) attira sempre piu' gente (si vede che il processo di ovinizzazione ha ancora qualche ingranaggio da oliare), che produce una quota fondamentale del nostro pil.
Chi se ne importa!
Facciamo come col paesaggio: ce lo hanno dato fra i piu' belli del mondo e noi non perdiamo occasione per violentarlo e svilirlo, ciechi (da destra a sinistra) di fronte al fatto che danneggiandolo in maniera inconsulta come stiamo facendo non attirera' piu' turisti e amanti del bello, ma solo speculatori. Ma l'importante e' far comprare l'elicotterino nuovo alla cricca, no? Chi se ne frega se un tempo eravamo il paese che batteva tutti in quanto ad accoglienza, mentre ora stiamo scendendo dalle cime della classifica sorpassati da chi certe cose le ha capite.
E lo stesso facciamo con questo patrimonio che sarebbe meglio del petrolio, se amministrato da menti illuminate.
Contraddizione vivente, mandiamo palate di laureati in studi umanistici a rodersi il fegato e consumare i giorni migliori nei call center, invece di sfruttarne (non dico di tutti, ma almeno dai piu' preparati, spesso dotati di CV che negli altri stati sarebbero valorizzati in altra maniera) il know how accumulato, l'inventiva e soprattutto la passione. La stessa che manda avanti chi prova a viverci, di cultura, a 500 euro al mese quando va bene.
L'Italia e' stata grande, portrebbe tornare ad esserlo, ma ora sembra soltanto una bellezza sfiorita che si guarda allo specchio illusa di rimanere la migliore, quando invece sta marcendo dentro.

2 commenti:

  1. non è un commento acido, come scivi all'inizio, ma solo una dettagliatissima rappresntazione di quello che è ora l'italia,un ex grande paese che è stato saccheggiato e sfigurato in tutte le maniere possibili da incapaci senza scupoli.
    un saluto

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  2. Ciao Sergio, e grazie per essere intervenuto..ci sarà un modo prima o poi per mettere fine a questo scempio?

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