martedì 20 marzo 2012

Via dei Georgofili, civico 3

FIRENZE-CHIARA: Sabato non era soltanto il compleanno della nostra Italia, ma anche la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie organizzata da "Libera" di Don Ciotti. Circa centomila persone si sono riversate nelle vie di Genova per manifestare contro gli orrori che la tentacolare piovra continua ad infliggere allo Stato.
Sopra le estorsioni, l'economia sommersa, l'omertà, la punta dell'iceberg: l'angosciante carrellata di volti spezzati dalla violenza, unico linguaggio parlato da un'organizzazione tanto scientifica quanto feroce, spaventosa come un demone dell'inferno dantesco. Fra le centinaia di occhi, nasi, bocche c'erano anche quelli di Dario Capolicchio, studente siciliano trapiantato da anni a Sarzana, saltato in aria il 27 maggio 1993 insieme ad altre quattro persone - una delle quali nata una manciata di giorni prima - a causa di una vigliacca bomba piazzata dai Corleonesi nel cuore di Firenze.
Io e Dario, oltre a provenire dalla solita provincia, avevamo altre cose in comune: la scelta di una delle città più belle del mondo dove frequentare l'università, la vita di quel periodo spensierato, la fortuna di vivere attaccati agli Uffizi, più precisamente in un vicolo parallelo alla Galleria: Via dei Georgofili, civico 3.
Soltanto che lui era lì tre anni e quattro mesi prima di me: una differenza temporale che lo ha condannato a morte.
Chissà che sogni avevi, se compravi nei miei stessi negozi il pane e il latte, se facevi le vie che percorrevo io per tornare a casa, se anche tu volevi  fermarti a cena dall'Antico Fattore, il ristorante lì sotto, ogni volta che ci passavi davanti.
Quante volte me lo sono chiesto...i tuoi desideri non li ho mai conosciuti, come non ho mai conosciuto te, ma tante volte ho provato ad immaginarli e a farli un po' miei.
Era la mia casa di matricola, poi ne sono seguite altre, e sono stata fra le prime persone a mettere piede in quel palazzo disgraziato dopo la ricostruzione: c'era ancora la scala a chiocciola da completare quando sono andata a vederla la prima volta, tutto profumava di nuovo e, anche se all'inizio mi sembrava quasi di rompere un silenzio sacro, era accogliente. Del vecchio appartamento era sopravvissuto soltanto un caminetto smaltato di verde, rovinato dalla pioggia impazzita di detriti, ma rimasto lì dov'era stato posato. Di fronte al nostro finestrone, la torre dei Pulci, divenuta famosa due volte nella Storia, restaurata in modo da portare per sempre quella cicatrice infertale nella notte più cupa della Firenze del dopoguerra.
Di fianco, brulicava il cantiere, enorme: una voragine da colmare, gli operai che lavoravano senza sosta come formiche, per riparare quello che un folle secondo aveva distrutto, un caseggiato ancora fantasma, completamente da ricostruire. Ci ho passato quasi un anno di vita lì dentro, il trampolino per lanciarmi appieno in un periodo che avrebbe segnato (in bene) tutta la mia esistenza; settembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio.
Ogni mese che passava, venivo svegliata sempre prima da chi lì sotto spendeva energie per riportare quel budello di strada alla normalità, sempre che dopo quello che accadde, fosse possibile. Poi il trasloco, lo studio, le sbronze, le lezioni, le mie passeggiate "a respirare il bello", l'Arno, Palazzo Vecchio, il mio ex fidanzato, gli amorazzi, le occasioni prese e quelle perse, gli amici, i confronti in facoltà, i ricevimenti, le cene, la biblioteca Nazionale, la tesi. E, come se fosse stato scritto, mentre diventavo dottoressa in Storia, gli ultimi teloni e le ultime impalcature venivano rimosse da Via dei Georgofili, tornata ad essere come prima, a parte quell'ulivo simbolo di memoria imperitura. E il mio cerchio, il cerchio di Firenze, quello di Dario, si è chiuso. Che riposi in pace.

3 commenti:

  1. Chiara,io ho visto quel palazzo alcune settimane dopo quel tragico 27 maggio e l'immagine e' ancora davanti ai miei occhi in tutta la sua drammaticita'. Anch'io ho pensato piu' volte a Dario, ai suoi sogni distrutti in un attimo. Quello che tu hai scritto( in maniera mirabile ) e' veramente toccante perche' ripercorre un tratto della tua vita che il destino ha voluto che si sovrapponesse ,almeno a livello logistico ,a quello dello sfortunato studente sarzanese.

    Bravissima !!!

    Giuliano Bonaguidi

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  2. Grazie mille Giuliano, come sempre!!
    Purtroppo questo scritto non potrà riportarlo indietro, ma la sua storia mi ha davvero colpita, avendolo "sfiorato" con tanti punti in comune... mi sembrava giusto contribuire almeno a ricordarlo. un abbraccio!

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  3. commovente... brava Chiara,

    Fabio V.

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