domenica 22 aprile 2012

Lo strano virus

LAVORO, ITALIA, CHIARA: Cari i miei lettori, non fate caso se a volte sono un po' pignoletta, ma ci sono delle questioni che secondo me non possono passare inosservate; sarà perché mi piacciono le cose fatte bene, sarà che per deformazione professionale sono sempre più che attenta alla forma linguistica e soprattutto all'ortografia, ma non ho potuto fare a meno di notare che uno strano virus si sta diffondendo sempre di più in questo periodo.
L'organismo estraneo ha trovato una strada ampiamente spianata da alcune sindromi, che imponevano a gran voce una manciata di vocaboli: ad esempio, da qualche anno, non so come mai, tutto iniziava ad essere fatto "ASSOLUTAMENTE".

- Compare ci vediamo alle sei?
- ASSOLUTAMENTE SI'!

- Io sono ASSOLUTAMENTE innamorata dei vestiti di Cavalli!

- C'è ASSOLUTAMENTE bisogno di più fondi pubblici.

E insomma, questo povero ASSOLUTAMENTE, fino a qualche tempo prima era abituato a lavorare pochino, in un tratto ha iniziato ad essere uno stakanovista, chiamato in causa qua e là, dall'Alto Adige alla Puglia, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia. Tutti lo volevano, tutti avevano bisogno di lui per ribadire i propri concetti, un presenzialismo che manco Belèn e la Lecciso insieme.

Poi, è spirato il vento dal Nord, che dalle lezioni del master a Milano (dove mi ci sono imbattuta per la prima volta) alla Tv, bravissima ad assorbire questi strani e nuovi fenomeni, ha portato il nuovo corso del PIUTTOSTO CHE.
E io, che parlavo con alcuni compagni, non capivo!

- Ho una gran voglia di mangiare un piatto di pasta PIUTTOSTO CHE una fetta di carne.
Ah, ok, solo uno! E poi ti vedevi la persona in questione sbafare una portata di fila all'altra, e magari faceva tris con le fragoline per chiudere.

- Mi piace il rosso PIUTTOSTO CHE il verde, PIUTTOSTO CHE il rosa.
E io, nel mio slang ligure, che al massimo di incomprensibile avrei potuto utilizzare "belin" e "fante", iniziavo ad andare in confusione. Capito il meccanismo, mi chiedevo: ma vorrà dire che gli piacciono il rosso, il verde e il rosa o che preferisce il rosso sul verde e sul rosa? Cosa mi stava dicendo la persona che avevo di fronte? Perché non riuscivo a decifrarla?

- Per la vacanza scelgo il mare PIUTTOSTO CHE la montagna PIUTTOSTO CHE...
PIUTTOSTO CHE cosa? Ma non la finisci la frase? Devo completarla io? Mi lasci in sospeso? E dai che sono curiosa....

Non abbiamo ancora finito di smaltire questi due loschi soggetti, che un nuovo plotone di detrattori dell'ortografia ha iniziato a spargere un temibile virus: L'ACCENTO A CASO.

Di solito la maestra si preoccupava a dirci che da è preposizione e dà verbo dare, e la questione finiva qui.
Adesso no, l'accento prolifera e si attacca ad ogni monosillaba, si appiccica a pioggia e mi sto convincendo che abbia siglato segretamente un contratto con la Bostik per dimostrare quanto - alla faccia dell'Accademia della Crusca, di tutti i filologi, i professori di italiano e lettere, i giornalisti (con qualche esclusione, ehm....), puristi della lingua - quando decide di legarsi ad una vocale aggirando le regole dell'ortografia, lo fa e non si stacca neanche con un fabbro. E trova pure degli alleati convinti, che in barba al T9 di tanti cellulari pre-smartphone infestano con il virus un sacco di sms, oppure pubblicano stati sui social con cui propagandano il nuovo verbo, per non parlare dei link.
Inutile che stò a trastullarmi sulla questione: se l'accento decide che stà lì lo . Non come ci riesce, forse non lo neanche lui.
Mi devo proprio rassegnare?
Boh. O si scrive bò?

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